Il territorio
Le risorse economiche
Il territorio, sia per la sua limitata estensione che per la scarsa presenza di
terreni fertili, non offre possibilità di coltivazioni intensive. Le sole aree con interramento sufficiente allo
sviluppo agricolo e privo di rocce affioranti sono concentrate nella pianura a
sud del centro abitato ed individuano la Contrada 4 Vanelle, ma
esse meglio si prestano all'insediamento urbanistico ed alle creazioni di quelle
infrastrutture idonee al decollo ed all'affermazione di una fiorente attività
turistica oltre che industriale ed artigianale che ha trovato una ideale
collocazione soprattutto nella parte a monte.
In questo spazio assai ristretto un razionale sfruttamento delle risorse idriche provenienti dalle zone montuose meridionali ed una buona rete di tubazioni sotterranee in terracotta attraverso la quale veniva distribuita l'acqua irrigua sollevata da una stazione di pompaggio privata, ubicata a Capaci in Contrada Fondo Pozzo e nota come "Macchina Oliveri", avevano permesso comunque lo sviluppo di splendidi giardini coltivati principalmente ad olivi ed agrumi, fiorenti, nella parte più esterna, fino alla metà del secolo XIX.
Sia
per la posizione che per la conformazione il territorio può ripartirsi
idealmente in tre aree nettamente distinte:
una prima di espansione urbanistica,
una seconda idonea all'insediamento industriale ed artigianale ed una terza
favorevole allo
sviluppo turistico-alberghiero connesso all'attività della pesca che
ancora oggi
costituisce la
risorsa primaria del paese nonostante la crisi che da anni investe il settore.
La pesca del pescespada e del tonno rappresentava il fiore all'occhiello
dell'economia locale che,
fino a qualche decennio fa, andava orgogliosa di una nutrita flottiglia di oltre
200
barche bene
attrezzate. Era il tempo in cui
gli isolani praticavano l'attività
con mezzi del tutto tradizionali ed
in forma di
collaborazione familiare. Oggi, con l'introduzione di nuovi strumenti tecnologici
che permettono
interventi
più selettivi ed un più razionale sfruttamento delle
risorse biologiche marine fortemente impauperite, il sistema di pesca ha subito
un totale sovvertimento per cui la forma di gestione tradizionale patriarcale,
pur adeguandosi a quella più moderna del cooperativismo, nella conduzione strettamente individuale
ha conservato intatto
il
caratteristico retaggio che permetteva di tramandare di padre in figlio la
conoscenza di luoghi marini particolari
che venivano e
vengono ancora oggi delimitati a mezzo di "sinni" (segnali), differenti secondo
la varietà dei fondali.
Fino a tutto il XVIII secolo sia i pescatori
che i lavoranti della tonnara ebbero la loro dimora abituale nel Comune
di Capaci nel
quale al termine della giornata
lavorativa facevano ritorno a piedi nudi secondo il tipico costume marinaro di
quel tempo. Ma agli inizi dell'800 la costruzione delle prime
abitazioni, in seguito alle concessioni delle relative aree cedute dai signori Pilo in enfiteusi contro un canone simbolico, incoraggiò una
massiccia migrazione verso quel centro suscitando un'aspra opposizione nel Decurionato
(Consiglio comunale) di Capaci che fece ricorso ad ogni mezzo per scoraggiare l'esodo.
Nel secolo XIX, quando ancora costituiva un unico ceppo con
Capaci,
il paese vantava grandi tradizioni marinare e rappresentava una scuola artigianale di
tutto rispetto: era l'epoca in cui abili maestri d'ascia (falegnami) costruivano
barche ampie e leggere, armoniche e salde nella linea,
chiamate ‘capaciote', le quali, tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900,
con l'aggiunta delle vele cominciarono a solcare sicure i mari aperti anche con
avverse condizioni di tempo spingendosi da sole od in formazione fin sulle coste della Tunisia e dell'Algeria.
Scrive Pino Fortini che più di ogni altro ha vissuto da vicino la realtà quotidiana del piccolo centro marinaro rievocando i più lontani ricordi con accorato e affettuoso rimpianto: "... Sono isolani, si sa che soltanto essi si arrischiano con questo tempo: ma è tale uno spettacolo di ardimento e di forza che sento ingagliardirmi sino ai precordi. Due uomini, a poppa, avvinghiati allo jacitieddu (aggiaccio o manovella del timone); la vela latina gonfia a scoppiare; la ciurma seduta sopravento; il corridoio di sinistra inondato... e la barca tutta, così vicina che si distinguono i visi ad occhio nudo e così lontana perché adombrata dall'ala della morte. E non appena fuori del canale essa è in salvamento e ricomincia a tuffare il naso, a capuzziari, lasciatemi pur usare il bel verbo dialettale di tanto più espressivo del comune beccheggiare."
Paese
preminentemente marinaro, Isola delle Femmine è stata sempre una delle comunità più
ragguardevoli delle contrade occidentali di Palermo per l'alto senso della
cordialità e dell'amicizia, dove il forestiero gode di stima e di ospitalità,
sentimenti che sono molto sviluppati nel cuore degli isolani, gente semplice,
onesta e laboriosa che attraverso i secoli si è distinta per coraggio,
abnegazione e senso di altruismo e che ha saputo sollevare la ridente
cittadina da solitario borgo di pescatori a pioniera di progresso civico e di
sviluppo; grazie proprio alla laboriosità dei suoi abitanti dalla personalità versatile
formatasi per strati sociali al passo con i tempi.
Superata, poi, la soglia degli anni '50, sono sopravvenuti tempi nuovi, i tempi della speculazione edilizia e dell'incontrollato abusivismo, dilagati a macchia d'olio nel territorio, reso anonimo e cementificato.
Quanto agli isolani, essi, adeguandosi alle veloci trasformazioni dei tempi moderni, oggi prestano la loro opera nelle attività terziarie e turistiche; sono imprenditori e commercianti e, come in passato, molti di loro continuano a praticare la pesca che però vede impegnati soprattutto gli anziani spinti da motivi affettivi o da difficoltà di adattamento a nuove attività. Altri ancora continuano a percorrere le vie del mondo dove li porta lo spirito di laboriosità e di intraprendenza.
Quanto allo sviluppo industriale, negli anni '60 si è assistito all'insediarsi di due complessi industriali di grandi dimensioni all'estremità ovest del paese in connessione con la viabilità stradale e ferroviaria: le "Cementerie Siciliane" per la produzione del cemento e la "Sicar" per quella di materiale in plastica mentre piccole e medie imprese artigiane specializzate nella produzione di oggetti in ferro, alluminio, ceramiche, legno vi sono fiorite attorno impiegando manodopera locale.
Purtroppo lo stabilimento della "Sicar" ha smesso da poco ogni attività ed è in corso di smantellamento e non è logico pensare che possa in qualche modo riprendere il ciclo produttivo.
Ma non è utopistico considerare che altre attività artigianali a carattere turistico, flessibili e moderne, non possano far nascere un polo di interesse economico alternativo. Si pensi, per esempio, alla lavorazione del legno, della plastica o della ceramica per la produzione di oggetti artistici, arricchiti magari da ornamenti e decorazioni fantasiosi, a colori nuovi e accattivanti, che certamente l'inventiva della generazione locale non mancherebbe di valorizzare.
Inoltre, nella stagione estiva, migliaia di turisti, provenienti dalle più diverse regioni italiane e dall'estero affollano la magnifica spiaggia. Molti di essi trovano alloggio negli alberghi o nelle case private, altri in villette o in condomini dislocati sul lungomare che congiunge Isola con Capaci, confermando così una solida presenza vacanziera nel territorio che, se opportunamente e adeguatamente supportata, costituisce una preziosa occasione per incidere significativamente sul suo sviluppo.
Oggi Isola delle Femmine non è più il piccolo comune dell'inizio del secolo abitato da poveri pescatori, ma una cittadina moderna, evoluta, culturalmente cresciuta, in cui l'analfabetismo strumentale è del tutto scomparso. I ragazzi frequentano le scuole dell'obbligo e molti sono i giovani che si impegnano negli studi per conseguire un diploma, una laurea o una specializzazione. Inoltre la popolazione nell'ultimo ventennio ha avuto un forte incremento: il paese oggi conta 7.800 abitanti circa.
Da
diversi anni, per far conoscere la località balneare, l'amministrazione
comunale promuove e organizza una serie di iniziative
culturali, sportive e
ricreative che si compendiano nell' "Estate Isolana". Tra queste ricordiamo
il premio di pittura "Fimis", un'interessante rassegna di opere
d'arte, e la "Coppa Europa di Pattinaggio" che si svolge su una
grande pista all'aperto.
A questa si aggiunge una piccola attività stagionale, legata alla fruizione della spiaggia, che risulta scarsamente incisiva per l'assenza di un indirizzo di base (tutela del patrimonio ambientale e riscoperta delle tradizioni locali, nonchè sviluppo delle potenzialità e rivalutazione delle caratteristiche tipiche del luogo) necessario per imprimere una svolta decisiva al decollo di un turismo veramente attivo da permettere ai visitatori una permanenza più lunga e confortevole con un notevole incremento dell'economia cittadina. Le premesse ci sono tutte: il clima, caratterizzato da inverni miti e umidi e da estati calde, secche e molto lunghe; il cielo quasi sempre limpido e terso; il fascino di panorami senza confini ed una cittadina pulita e laboriosa, non molto rumorosa nè caotica, dove è ancora possibile ascoltare il canto mattutino degli uccelli od il frinire incessante delle cicale negli assolati meriggi estivi; ed infine, ma non ultimi, la vocazione naturale ed il carattere cordiale della popolazione isolana.