Società

I Personaggi Illustri

    Rosolino Pilo

       Cadetto dei Conti Pilo, signori di Capaci, nato a Palermo l'11 luglio 1820, fu avviato alla carriera ecclesiastica. Quando scoppiarono i moti contro i Borboni, troncò gli studi e si votò alla causa della rivoluzione. Fu tra gli artefici del 1848 e fece parte del Governo provvisorio. Subentrata la restaurazione si rifugiò con Crispi a Marsiglia e poi a Genova, dove, con Carlo Pisacane, preparò lo sbarco a Salerno. Avrebbero dovuto incontrarsi in alto mare, ma impreviste circostanze lo impedirono, provocando l'insuccesso dell'impresa e il massacro degli uomini capitanati dal Pisacane. Tornato in Liguria, Rosolino Pilo si pose agli ordini di Garibaldi e precedette la spedizione dei Mille sbarcando a Messina, già insorta il 10 aprile 1860. Si diresse verso Palermo dove infuriavano i combattimenti fra le truppe borboniche e i rivoluzionari. Il I° maggio in uno scontro a fuoco presso S. Martino delle Scale fu colpito a morte. Soccorso dall'amico Giovanni Corrao e da altri, venne trasportato nel convento di San Martino, ma spirò lungo la via e si dovette abbandonare il corpo presso una casupola perchè un plotone di Cacciatori napoletani avanzava sparando contro di loro. Corrao tolse all'amico estinto le armi, la fascia tricolore, la borsa e le carte, poi consegnate al fratello, Conte di Capaci. Nella notte, quando i Borboni si allontanarono, l'abate Castelli fece trasportare la salma dell'eroe nella chiesa del convento, dove fu seppellito. Per volere dello stesso Garibaldi, il corpo di Rosolino Pilo fu poi trasportato da San Martino delle Scale al Pantheon della Chiesa di San Domenico a Palermo e deposto in un pregevole sarcofago eseguito da Bagnasco. Sopra l'urna possiamo ammirare una figura femminile che, piegata su un ginocchio, con la mano destra regge una corona mentre sul palmo della sinistra posa il capo desolato.

       Sulla stele a piramide è posto il medaglione dell'eroe.

 

       Calogero Troia

      Medico condotto di Capaci per lunghissimi anni, si prodigò per gli ammalati, soprattutto i più poveri e bisognosi. Al suo nome è stata intitolata la piazza del paese antistante il Municipio. Era nato nel 1845 ed è spirato nel 1928.

 

       Domenico Sommariva

      Nato nel 1852 e morto nel 1907, fu per molti anni a capo del Consiglio comunale di Capaci e Consigliere provinciale di Palermo e del Consiglio direttivo del Consorzio agrario. Venne insignito della Croce di Cavaliere Ufficiale della Corona d'Italia. Per la generale stima e per i suoi meriti, il Consiglio comunale di Capaci gli intitolò il corso principale a "imperituro ricordo di un uomo del quale il paese sarà sempre orgoglioso di additare ai posteri il nome fecondo di tanti incitamenti", come testualmente ebbe a dire nell'elogio funebre in suo onore il Sacerdote Francesco Paolo Battaglia. E fu pure in quell'occasione che il reverendo Battaglia rese noto come Domenico Sommariva, succeduto in qualità di unico erede allo zio Benedetto, nel 1892 aveva condonato a molti cittadini di Capaci tutti i debiti contratti con lo stesso, in tutta segretezza, "per non mandare sul lastrico tanta povera gente".

 

         Francesco Croce

      Medaglia d'argento al valor militare, caduto durante l'occupazione di Massaua, a Dogali (Eritrea) nel 1887, nel corso di un epico combattimento che vide una colonna di 500 soldati italiani al comando del Tenente Colonnello Tommaso De Cristoforis, decimata dagli abissini. 

      A ricordo dell'eccidio fu eretto un monumento commemorativo nel luogo della battaglia che da allora è ricordato come Passo Croce. 

      A lui è dedicata una via del paese.

 

        Benedetto Sommariva

      Nato nel 1894 e morto nel 1966. A diciannove anni, mentre frequentava la facoltà di Giurisprudenza a Palermo, si arruolò volontario in cavalleria e, col grado di Tenente, nel 1914 continuò il servizio militare, partecipando alla prima guerra mondiale in zona di combattimento. Terminata la guerra si confermò quale aiutante maggiore del generale Giacometti a Bologna in servizio d'ordine pubblico, in un periodo molto turbolento essendo scoppiati vari moti insurrezionali da parte di estremisti di sinistra. Rimase in servizio attivo fino al 1921; poi, congedatosi, tornò a Palermo dedicandosi all'amministrazione delle sue proprietà immobiliari, concentrate soprattutto nell'agro di Capaci. Qui, nella proprietà di Giampaolo, apportò numerose migliorie; fu, infatti, il primo a diffondere nel territorio la coltivazione degli aranci brasiliani, a quel tempo scarsamente conosciuti. Lungo la costa della Moletta piantò centinaia di alberi di mandorli e carrubbi; trasformò la proprietà in una villa ricca di rare piante ornamentali, alberi da frutto ed ortaggi, con vera competenza di agrario, dando lavoro a moltissimi contadini che ebbero per lui un grande rispetto ed ancora oggi, tra i più anziani, viene ricordato per il suo equilibrio e la sua imparzialità.

       Nel 1943, sbarcati gli Americani in Sicilia, dietro segnalazione del Colonnello Poletti, gli fu affidata la gestione del Comune di Capaci in veste di Sindaco, fino al 1946, quando non volle più presentarsi alle prime elezioni pubbliche per carica.

       Durante il suo mandato i cittadini di Capaci ebbero modo di apprezzarne le qualità morali, l'onestà, la rettitudine e la particolare sensibilità verso i più poveri ed indigenti, in un periodo particolarmente difficile per tutta la popolazione.

        

        Salvatore Siino

        Le doti del suo ingegno e l'impegno sacerdotale gli valsero l'apprezzamento dei superiori e gli consentirono di raggiungere le più alte cariche della gerarchia ecclesiastica. Nel 1938, nove anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, veniva chiamato nel novero dei Camerieri segreti Soprannumerari col diritto al titolo di "Monsignore", entrando in tal modo a far parte della "famiglia" nobile di Sua Santità. Negli anni successivi gli vennero affidati incarichi di grande responsabilità nell'America Centrale e Meridionale divenendo Segretario della Nunziatura Apostolica in Cile dove si impose per le sue iniziative di umana solidarietà in favore delle classi più deboli. Si prodigò anche per la diffusione della lingua e della cultura italiana tra i giovani cileni e per questa sua attività l'Università Cattolica del Cile gli concesse la laurea in lettere "honoris causa". Fu anche Nunzio Apostolico nell'Ecuador, riuscendo, con la sua sottile arte diplomatica, a stabilire cordiali relazioni fra l'Ecuador e la Santa Sede e nella Repubblica Dominicana, dove il Presidente Hector Truyillo Molina gli conferì la massima onorificenza "al merito" per la sua attività sociale legata ad iniziative benefiche. Fu pure Nunzio Apostolico nelle Filippine e, a partire dal 1953, Arcivescovo titolare di Perge. Il fatto che abbia vissuto quasi sempre all'estero spiega come la sua figura in Italia fosse poco conosciuta (e poco nota nella stessa Capaci, dove nel corso del suo ministero pastorale fece solo qualche visita in forma privata), laddove era molto popolare nei Paesi dell'America latina e nelle Filippine. Morì nel 1963, ancora giovane, a 59 anni di età (era nato nel 1904), mentre in Vaticano si apprestava per lui la porpora cardinalizia. Venne seppellito nella Matrice di Capaci dove gli fu elevato un imponente monumento funerario.

       A lui è intitolato il prolungamento del Corso Domenico Sommariva, già Via Stazione.

 

       Antonino Monteleone 

      Nato a Partinico il primo gennaio 1902, fu Arciprete di Capaci per oltre un decennio fino alla sua morte avvenuta il 7 agosto 1975. Alunno del Seminario arcivescovile di Monreale, completò brillantemente gli studi in quello pontificio "San Pio IX" di Catanzaro e ricevette la sacra ordinazione dal Cardinale Alessandro Lualdi, Arcivescovo di Palermo il 2 aprile 1927. Esercitò il ministero parrocchiale prima a Partinico, quale viceparroco dell'Arciprete Canonico Cataldo, e quindi come parroco a Grisì e Villagrazia di Carini ed in seguito, come Arciprete, a Balestrate, Cinisi e Capaci, dove è ancor oggi ricordato con grande devozione. Profondo conoscitore della dottrina sociale della Chiesa raccolse e fece sue le istanze dei lavoratori che in vari convegni e congressi, specie delle Acli, sostenne e difese vigorosamente. Con il suo indomito coraggio creò asili, sale parrocchiali, istituì biblioteche, sostenne, incoraggiò e difese l'Azione Cattolica, fino a subire nel 1931 ad opera del fascismo l'umiliazione del carcere. 

       In suo onore l'Amministrazione Comunale recentemente ha fatto erigere un suo busto proprio accanto all'ala sinistra della scalinata della Chiesa Madre.

          

        Antonino Cataldo

      Nato nel 1912, medaglia d'argento al valor militare. Cadde nel 1938 durante la Campagna d'Africa per la conquista dell'Etiopia mentre alla testa della sua Compagnia sulle alture del Goggiam, precisamente a Enda Micael Nefarà, eroicamente si lanciava avanti per respingere un attacco di ascari, contribuendo con la sua azione a mettere in fuga il nemico. La salma del giovane ed eroico ufficiale fu sepolta con tutti gli onori militari e religiosi a Ficcé (Addis Abeba), ove riposa tuttora. 

      Nel 1945 una delibera consiliare intitolava alla sua memoria la piazza principale del paese.