Tra Leggenda e Storia

 Le Tre Torri

       La Torre di Terra o "di Dentro"

       Era una costruzione militare eretta nel XV secolo dai baroni di Capaci, probabilmente su una preesistente struttura citata in documenti regi risalenti al 1329 e 1383, in una posizione strategica molto elevata, in diretta corrispondenza con le torri di Capo Gallo, ad oriente, e con quelle di Carini, ad occidente. Ha pianta a sezione circolare e mura in conci di tufo molto spesse dalle caratteristiche simili alle torri di Mondello e di Sferracavallo ed era costituita da due elevazioni fuori terra. Il piano inferiore era adibito a cisterna per la raccolta delle acque piovane mentre il primo, cui si accedeva attraverso un unico ingresso per mezzo di una scala di corda o di legno, presentava un monovano con volta a cupola, utilizzato dai torrari come deposito di munizioni e di vettovagliamento e come giaciglio durante i turni di riposo. In esso si apriva anche una finestra rivolta verso l'isolotto. L'astricu (terrazzo), raggiungibile per mezzo di una scala in pietra incastrata nella parete, era contornato da un basso parapetto nel quale erano praticate diverse bocche da fuoco per la difesa ravvicinata.

       Edificata in posizione solitaria su un'aspra rocca naturale poco fuori il centro abitato, la torre venne denominata "di Dentro" o "di Terra" per distinguerla da quella "di Mare" che fu costruita circa un secolo dopo su indicazione dell'architetto Camilliani sulla parte più elevata dell'isolotto per segnalare in tempo utile il pericolo di incursioni di navigli corsari che, per cogliere di sorpresa gli abitanti della terraferma, nottetempo trovavano riparo tra gli anfratti del versante opposto ove difficilmente potevano essere avvistati.

       Recentemente la Torre, poco nota anche col nome "del Senato" perchè costruita e mantenuta a spese del Senato Civico di Palermo, è stata sottoposta ad un profondo restauro conservativo che, nel rispetto delle linee architettoniche di fondo, ha restituito all'ambiente ed all'imponente scoglio, sul quale si erge, il fascino ed il sapore dei secoli trascorsi.

       La Torre di Mare o "di Fuori"

       Il sistema di difesa della Torre di Terra o "di Dentro" si rivelò ben presto non del tutto sufficiente a contenere le temerarie scorrerie dei pirati che continuarono a dilagare nel territorio e a depredare il piccolo villaggio di pescatori impunemente, sia per la sua limitata capacità difensiva, essendo questa affidata a due torrari, ad un armamento molto leggero e di scarsa portata ed alla forma cilindrica della sua struttura, non idonea a risposte efficaci valide, sia per il suo ruolo di avvistamento che non poteva garantire una sorveglianza completa delle sue coste occidentali essendo queste molto frastagliate e ricche di insenature, (alcune capaci di consentire nottetempo rifugio ed occultamento ad almeno sei barche nemiche contemporaneamente), per cui la città di Palermo continuava ad essere esposta al pericolo di incursioni a sorpresa.

       Per predisporre un più efficiente piano di difesa si rese necessaria una accurata ed aggiornata ricognizione delle coste dell’Isola; studio che venne affidato all’ingegnere fiorentino Camillo Camilliani ed al capitano Giovan Battista Fresco, i quali, dopo un periplo intorno alla Sicilia compiuto tra gli anni 1583 e 1584, elaborarono una carta particolareggiata di tutti gli anfratti e delle fortificazioni esistenti lungo i suoi litorali. Il risultato  di questa ispezione fu una esatta relazione, divisa in tre parti, nella quale il Camilliani descrisse puntualmente le caratteristiche e le condizioni difensive delle coste ed indicò i luoghi nei quali, per la salvaguardia del territorio, occorreva erigere nuove torri o restaurare ed attivare o modificare quelle esistenti. In particolare, per completare la strategia difensiva del complesso palermitano, il Camilliani propose l'edificazione "nella terra di Capece" di una nuova torre di difesa, più massiccia e meglio armata e con caratteristiche tecniche-costruttive molto avanzate per integrare in maniera adeguata la protezione del fianco occidentale costiero, più vulnerabile.

       Costruita il 4 luglio 1592 con mura in conci di tufo molto spesse variabili da mt. 1.90 a mt. 2.2, la "Torre di Mare" si presentò subito in tutta la sua minacciosa imponenza sul punto più elevato dell'isolotto con quattro cannoni di medio calibro (poco più di sei once) per respingere o scoraggiare qualsiasi attacco e con le fascine accatastate su una graticola sopraelevata al centro del terrazzo sempre pronte ad essere accese per segnalare movimenti sospetti di imbarcazioni nemiche. Ma, soprattutto, ben si inserì nel sistema di comunicazione, a mezzo dei fani, sia verso oriente (monte Gallo) sia verso occidente (area di Trapani) e con vista così ampia da raggiungere con estrema facilità anche le torri ed i "bagli" (fortificazioni padronali) sparsi per le campagne dell'entroterra. 

       La base quadrata, costruita a scarpata in modo da offrire una maggiore resistenza agli assalti, al suo interno si componeva di due ambienti con volta a botte: uno era utilizzato a cisterna, a garanzia di una preziosa scorta di acqua potabile in caso di assedio, l'altro a deposito delle polveri e della legna.

       L'ingresso al primo piano era consentito attraverso un'apertura praticata nel soffitto ed accessibile a mezzo di una scaletta inserita all’interno degli spessori murari secondo la nuova tecnica di fortificazione a pianta quadrangolare. Esso era formato da tre vani di ampiezza diversa e con singola volta a botte ed era destinato ad accogliere le derrate alimentari, il camino ed i giacigli per i quattro militari della guarnigione, noti come i “torrari”. Questi facevano parte di una compagnia di fanteria urbana ed erano equipaggiati con un armamento individuale costituito da schioppo e spingarda; ad essi venne assegnata più tardi l’uniforme dei granatieri. 

       Allo stesso modo, dal vano più grande, si accedeva alla terrazza, munita di parapetti e feritoie, nella quale, come abbiamo visto, oltre all'artiglieria era presente il “mazzone”, fascio di legna che veniva acceso in caso di allarme.

       Oggi la torre si trova in pessime condizioni di staticità, soprattutto nella parte meridionale rivolta verso la terraferma, dove è in gran parte crollata la parete usata dai militari americani come bersaglio durante le esercitazioni di tiro nel corso della seconda guerra mondiale. L'incuria e la totale mancanza di manutenzione hanno fatto il resto.  

       La Torre delle Vacche

       Era una fortezza militare che, nel sistema di difesa costiero del territorio, ben si inseriva tra le opere di avvistamento esterne, a protezione dei campi messi a cultura tra Capaci ed Isola ed a sorveglianza del Passo di Sferracavallo e della Portella della Balata che dal piano della marina di Isola, per un angusto e difficile percorso, portava in cima al monte Billiemi.

       Sorta nei primi anni del '500 ai piedi di questo massiccio montuoso in località Estremola, alle spalle di Isola delle Femmine ed a metà strada tra Capaci ed il complesso industriale dell'Italcementi, ebbe forma rettangolare di m.8 x m.5 circa, un'altezza di poco inferiore ai 12 metri ed un'ampia vista sullo specchio di mare capacioto e su tutta la linea costiera fino a Punta Raisi.

       Era costituita da una elevazione fuori terra con un unico ingresso, stretto e basso, situato in corrispondenza del primo piano ed accessibile a mezzo di una scala di legno o di corda retrattile, e svolse soprattutto un ruolo non indifferente nel controllo e nella difesa della sicurezza dei viandanti e del traffico delle merci trasportate attraverso il tortuoso percorso che si snodava alle sue spalle e che metteva in diretta comunicazione il tratto costiero Carini-Capaci con la città di Palermo. Ad essa era pure affidato il compito di assicurare una certa tranquillità di transito ai pescatori che giornalmente percorrevano a piedi questo tratto di trazzera che congiungeva Capaci con la tonnara di Isola.

       Gli elementi di difesa erano rappresentati da strette feritoie, due per lato, molto allungate ed esposte in direzione occidentale ed orientale sia nelle pareti del piano sopraelevato che nel parapetto del terrazzo. Questo era dotato di quattro torrette poco alte disposte in posizioni angolari e di una caditoia collocata in corrispondenza ed a protezione dell'ingresso. In caso di assedio prolungato, la speranza di aiuti era riposta nell'arrivo dei cavallari, un drappello di cavalleria utilizzato per le perlustrazioni delle coste da maggio ad ottobre.

       Strategicamente essa era in diretta corrispondenza con le due torri di Isola, con quella orientale della marina di Sferracavallo, denominata "Torre A", con quelle del versante occidentale capacioto e con la sovrastante "Torre Mollica"  detta "il Malpasso", i cui resti non sono stati ancora individuati con certezza.

        Durante l'ultima guerra mondiale, nel corso di esercitazioni militari, navi americane l'hanno sottoposta a ripetuti cannoneggiamenti causandone la parziale demolizione, così come è avvenuto per la "Torre Di Fuori" nella quale gli effetti distruttivi sono visibili anche da lontano. Ma prima e dopo l'evento bellico la "Torre delle Vacche", volgarmente nota come "'a Turri 'i Vacchi", è stata oggetto di moderne modifiche strutturali e maldestri tentativi di trasformazione in abitazione di campagna o in recinto per animali.

       Oggi, purtroppo, la Torre delle Vacche non esiste più essendo stata rasa al suolo negli anni '60 durante la costruzione della sede autostradale Palermo-Punta Raisi che in quel tratto corre parallelamente alla SS.113.