Itinerari turistici

       Il presente capitolo non ha pretese di "guida turistica" ma si propone di ricostruire a grandi linee il percorso ideale attraverso il quale è possibile individuare e collocare i segni tangibili del patrimonio antropologico e socio-culturale, ereditato da questa collettività con lo scorrere dei millenni, quali testimonianze della propria storia, tracciando di riflesso un itinerario ambientale di indubbia suggestività quale i nostri progenitori poterono ammirare migliaia di anni fa.

       Un viaggio a ritroso nel tempo, se vogliamo, ai confini della preistoria e della protostoria ove é possibile immaginare un mondo affascinante ma sicuramente ostile, pieno di insidie di ogni genere, nel quale generazioni di antenati hanno dovuto ingaggiare epiche lotte per la sopravvivenza, come stanno a testimoniare i ritrovamenti nelle grotte circostanti di numerose armi di selce, un materiale duttile che in natura poteva reperirsi in abbondanza ed adattare opportunamente, secondo le circostanze, per l'offesa o la difesa ma soprattutto per procacciarsi di che vivere.

         Per comodità di lettura lo ripartiamo in due sottotitoli: "Centro Storico" e "Pizzo Muletta" che ben rappresentano le due facce di una medesima realtà: il nuovo ed il vecchio.

       E', però, indispensabile premettere che la conoscenza di molti siti archeologici, inseriti nell'itinerario, trova il suo supporto principale nello studio e nella catalogazione delle testimonianze raccolte con grande professionalità ed appassionato interesse dall'archeologo Vincenzo Cracolici nel corso di apposite ricerche commissionategli dal Comune nonchè nel piano particolareggiato "Relazione geologico-tecnica", redatta dal geologo Vincenza Guzzo, per la sistemazione e la fruizione di un'area di grande valenza archeologica, come quella di Pizzo Muletta ove sono maggiormente concentrate una serie di grotte di grande interesse scientifico.

       Si è rivelato molto utile, inoltre, anche il contributo offerto dalle bibliografie geo-archeologiche degli studiosi Giovanni Di Stefano, Giovanni Mannino e Luigi Bernabò Brea ai quali si devono notizie di rinvenimenti di numerosi frammenti di manufatti e di tracce di frequentazioni risalenti ad età preistoriche in luoghi ormai compromessi dall'intervento umano.    

      Centro Storico  

       Il principale complesso di monumenti si trova nel centro storico, in Piazza Matrice, attorno alla quale sorgono la Chiesa Madre, La Fontana con lapide ed il Palazzo Pilo. Esso rappresenta il riferimento più importante del patrimonio artistico e culturale oltre che la memoria storica di più sicura datazione. Al visitatore più attento non sfugge l'aspetto austero ma imponente di ogni singola struttura ed il fascino straordinario che emana da quel luogo che si afferma come nucleo originario dell'odierna cittadina.

       Per la sua posizione costituisce il biglietto da visita della Città per cui rivestono interesse prioritario la sistemazione e la salvaguardia od anche il recupero dei relativi beni culturali. Gli interventi più recenti riguardano in particolare il Palazzo Pilo, di cui sono stati ultimati da poco i lavori di restauro e di nuova destinazione, mentre è auspicabile l'esplorazione della cripta della Chiesa, utile alla comprensione delle sue fasi iniziali, alla raccolta di dati sulla vita delle confraternite che vi ebbero sede ed al probabile recupero di un altro interessante itinerario di visite.

       Poco al di fuori della linea di confine dell'impianto ottagonale della viabilità secondaria, sulla Via Domenico Sommariva ed a monte della SS 113, proprio in quella parte di abitato che è passato alla storia con la denominazione de "Il Borgo" in contrapposizione a quella de "La Terravecchia" dei suoi più antichi quartieri, si affaccia la settecentesca Chiesa San Rocco che in seguito a recenti rifacimenti ha assunto un aspetto neo-figurativo moderno e conservato, specie all'interno, gran parte della vetusta architettura barocca.

        Grotta Santa Rosalia - Località "La Portella"

       Un itinerario di carattere prettamente ambientale e archeologico è rappresentato dalla località "La Portella" che comprende, in ordine di delimitazione: la Grotta "A", la Montagnola Santa Rosalia con il suo omonimo Santuario ed il Pianoro soprastante, il Muro di terrazzamento e le Grotte "B", "delle Incisioni", "C" e dello "Scarparicchio".

       L'intero percorso offre una stupenda panoramica sui golfi di Carini e di Isola delle Femmine e la possibilità di una passeggiata memorabile fra suggestive cavità rocciose coperte da vegetazione spontanea.

       - La "Grotta A" (da denominare come la "B" e la "C" ed altre, genericamente di seguito indicate) è situata a m.70 s.l.m. ai piedi del versante nord-occidentale della diramazione rocciosa della "Montagnola Santa Rosalia", sulla sinistra del vecchio sentiero che sale al Santuario. Si tratta di una grotta di probabile origine carsica di dimensioni non accertabili perchè ostruita all'ingresso da massi di medie dimensioni. La frescura e l'eco provenienti dall'interno fanno però supporre l'esistenza di una vasta cavità di probabile interesse speleologico. La sua esplorazione permetterebbe il recupero di un'area di rilevanza specifica.

        - La "Montagnola Santa Rosalia" è un piccolo sperone roccioso nel quale è ricavato l'omonimo Santuario. Essa, oltre a rappresentare il riferimento di un tradizionale pellegrinaggio religioso annuale (4 settembre), costituisce il punto ideale di accesso al pianoro soprastante che conduce, attraverso un lungo terrazzamento, a diversi siti d'interesse ambientale ed archeologico.

       - La "Grotta Santa Rosalia"  è una cavità naturale alta e poco profonda posta a quota 80m. circa s.l.m.. All'interno, quasi addossato alla parete rocciosa, è situato un piccolo altare in muratura di fattura tipicamente locale con, ai suoi piedi, un'urna nella quale si scorge giacente sul fianco destro ed il mento poggiato sul palmo della mano una effigie moderna della Santa realizzata in legno da autore sconosciuto. Il tempio, elevato a parrocchia nel 1980, si raggiunge facilmente a piedi attraverso gradini tagliati nella roccia che andrebbero risistemati per renderne più agevole e sicura la  percorribilità da parte dei visitatori e conservarne meglio la memoria dal momento che recentemente è stata asservita da una buona strada carrabile. L'area esterna è pavimentata in cemento e protetta da reti metalliche mentre l'ingresso si apre su una facciata costruita nel XVIII secolo in conci di tufo locali. Il Santuario, un tempo chiuso da una cancellata in ferro, è tuttora oggetto di culto molto radicato nella popolazione poichè, secondo la tradizione, la Santa, Rosalia Sinibaldi, Patrona di Palermo, ebbe a dimorarvi per qualche tempo prima di fermarsi nel definitivo eremo di Monte Pellegrino meta del suo viaggio ascetico dai monti della Quisquina (Cammarata).

       - Il Pianoro, esteso sulla sua sommità a quota poco superiore ai 100m. s.l.m., presenta tracce di frequentazione sette-ottocentesca consistenti in vasellame da mensa, contenitori per liquidi, e tegole di fattura grossolana, tutti databili a non prima del XVIII sec.. E' auspicabile la realizzazione di uno spiazzo attrezzato a belvedere con cartelli esplicativi delle zone visibili da quella posizione, primo fra tutte il complesso archeologico di Pizzo Muletta e l'ampia panoramica sul golfo di Isola delle Femmine.

       - Il Muro di terrazzamento, situato alle pendici della Costa Mastrangelo, tra la montagna Santa Rosalia e due altre grotte ubicate nella stessa località, si diparte dal Pianoro ed è costruito in blocchi di pietra per sostenere un sentiero largo circa un metro e mezzo, comodamente percorribile e dotato di opere per il defluvio delle acque pluviali. Esso costituisce l'unica via di accesso alle grotte "B" e "delle incisioni". Al momento la struttura non è databile con precisione ma, considerata la tecnica costruttiva particolarmente impegnativa, potrebbe trattarsi di un'opera piuttosto antica.

       - La "Grotta B"  è posta a 140m. s.l.m. alle pendici di Montagna Raffo Rosso sotto Costa Mastrangelo accanto alla "Grotta delle incisioni". Essa può dirsi un riparo di medie dimensioni di origine marina caratterizzata dallo spettacolare crollo della volta rocciosa. Sul muro di fondo si notano cospicue tracce di una cava di blocchi probabilmente utilizzati per la costruzione del poderoso terrazzamento che ne garantisce l'accesso per cui appare probabile che la sistematica asportazione abbia causato il crollo stesso. Sulla parete di fronte sono visibili i resti di una grande fornace per la produzione di calce. Ma numerosi reperti archeologici, consistenti in schegge di selce di varie forme, fanno pensare all'esistenza di resti di un insediamento preistorico al di sotto del materiale roccioso accumulatosi in seguito al cedimento della volta.

       - La "Grotta delle Incisioni" , situata alla quota di circa 100 metri sul versante orientale del Pizzo Muletta, è un piccolo vano di origine marina. Si trova accanto alla Grotta "B", ha forma ovale ed una modesta profondità (20 metri circa). Le incisioni, per le quali prende il nome, sono state scoperte verso la fine del 1959 dallo speleologo Giovanni Mannino nel corso di un’esplorazione integrale delle grotte del luogo. Esse erano tracciate sulla parete sinistra all'altezza dell'ingresso e perciò in piena luce. La loro autenticità era indubbia poiché presentavano l'identica patina della parete rocciosa. Ma, essendo minacciati di distruzione per la presenza di una cava vicina, la Soprintendenza alle antichità di Palermo ha ritenuto opportuno asportare quel tratto di superficie rocciosa ove erano tracciati i graffiii per essere custodita al Museo Nazionale di Palermo dove sarà certamente esposta non appena saranno allestite le sale della preistoria.

       Le incisioni non sembrano riprodurre alcuna figura ma, secondo il suo scopritore, trattasi di semplici linee che, seppur distinguibili in due gruppi per la diversità del tratto, risalgono allo stesso periodo.

       Il primo gruppo è tracciato con solco largo e profondo a sezione triangolare con il labro destro dell'incisione un pò svasato e suggerisce la figura di un bovide inciso con stile assai schematico. Sono complessivamente sei incisioni; una è lunga circa 25 cm, le altre sono lunghe poco meno di 5.

       Sulla loro interpretazione sono sorte non poche perplessità tanto che recentemente è stata avanzata l'ipotesi che essi siano segni magici posti all'ingresso della grotta per tenere lontano gli spiriti maligni.

       Il secondo gruppo è tracciato con solco sottile piuttosto superficiale. Consta di un imprecisabile numero di linee verticali o leggermente oblique le quali, pur richiamando alcuni motivi geometrici astratti, non sembra possano identificarsi come rappresentazioni antropomorfe (probabilmente femminili) sia pure fortemente stilizzate. Alcune di queste linee si riuniscono in alto ed in basso formando grosso modo delle figure fusiformi.

       L'affinità con incisioni assai simili, rinvenute in altri siti archeologici, ha fatto prevalere, anche nei riguardi di questo gruppo, il significato più probabile, legato all'ambiente ed al tempo, secondo il quale i fasci di linee riprodurrebbero delle trappole per fermare le oscure forze del male come quelle schematicamente raffigurate all’ingresso della grotta.

       Riguardo la loro età, allo stato delle conoscenze attuali, nulla è dato sapere. E' probabile, però, che esse risalgano al paleolitico superiore,  allo stesso periodo, cioè, in cui le altre grotte vicine furono sicuramente abitate.

       La cavità, fino a poco tempo fa utilizzata come rifugio dai pastori, non presenta sulle pareti lembi di deposito archeologico ed il suo fondo, a giudicare dalla terra rossa affiorante all'altezza del piano di calpestio, appare completamente sterile; si direbbe che la grotta sia stata completamente svuotata. Tuttavia, nella parte interna, alcune nicchie rettangolari ricavate sul muro di fondo e dei supporti per lumi scavati lungo la parete della roccia fanno supporre la presenza di una necropoli di età cristiana i cui resti dovrebbero trovarsi sotto l'attuale terreno di riempimento.

       - La "Grotta dello Scarparicchio", poco più in basso, si presenta come un'ampia cavità di probabile origine carsica il cui accesso è attualmente ostruito da una recentissima frana di terreno. Essa è stata probabilmente sede di un insediamento preistorico poichè all'ingresso, di dimensioni ridotte e facilmente difendibile, corrisponde un interno molto profondo, idoneo per una residenza stabile. La grotta è poco visibile all'esterno ed è immersa nella vegetazione spontanea costituita da una folta macchia mediterranea ma è raggiungibile agevolmente dal terrazzamento in pietra. La rimozione delle rocce che ostruiscono l'ingresso permetterebbe l'esplorazione della cavità interna.