Costume e Società
Tradizioni, Usi e Costumi: la Pasqua
La Pasqua ha inizio con
i riti della Settimana Santa che rievocano dal vivo la Passione
e
Morte di Cristo attraverso la Sacra
Rappresentazione: uno spettacolo all'aperto che non
manca di richiamare numerosi fedeli anche dai paesi vicini e che, nella sfarzosa
cornice dei suoi costumi e
l'ambientazione naturale degli eventi, costituisce il top delle manifestazioni
religiose più antiche e sentite.
Essa è curata dalla Congregazione dell'Addolorata anche sotto l'aspetto logistico e scenografico e suscita ancora oggi lo stesso fascino di un tempo avendo conservato intatti i suoi valori spirituali.
Il programma è
davvero intenso ed impegnativo e richiede una buona dose di bravura e di
abnegazione. Ma i giovani del luogo non arretrano davanti ad alcuna difficoltà e
si sottopongono alle dure prove di preparazione con dedizione e passione
ammirevoli. Il
successo è così assicurato ogni anno dal momento che tutte le manifestazioni,
proposte in fedeli costumi d'epoca, traggono la loro forza e la loro attrattiva
dalla spontaneità d'interpretazione dei singoli personaggi per cui lo spettacolo
si arricchisce di particolari momenti emotivi e lo spettatore ne diviene
inconsapevolmente partecipe. Le bighe ed i finimenti, le armi
e le armature, i drappeggi e le vesti nella loro varietà di forme e di colori
creano un'atmosfera surreale la cui essenza si traduce in immagini d'altri
tempi.
La Rappresentazione prende il suo avvio la Domenica delle Palme con l'ingresso di Gesù a Gerusalemme e prosegue il mercoledì con la spartizione a domicilio di tutti i confratelli di una cena simbolica costituita da due arance, un cedro e un panino benedetto.
Il Giovedì, in memoria dell'Ultima Cena, hanno luogo le funzioni del lavabo e del bacio dei piedi effettuate dall'officiante agli apostoli, rappresentati da dodici componenti la Congregazione appositamente sorteggiati il giorno della Domenica delle Palme.
Dopo il rito le campane vengono "legate" perché il loro silenzio testimoni il particolare periodo di riflessione che prepara lo spirito alla solennità della più grande festa cristiana. Per le strade risuona solo la "ciaccula", uno strumento in legno di forma piatta e rettangolare ai cui lati sono fissati due piccoli batacchi in ferro, i quali, battendovi alternativamente contro, mossi da brevi impulsi della mano, rintoccano con ritmo cadenzato avvertendo del prossimo inizio di questa o di quell'altra funzione.
Nel tardo pomeriggio all'interno della Chiesa Madre si svolge il rito solenne della deposizione del SS. Sacramento nel Sepolcro. Inizia quindi la veglia dei fedeli che si protrae per tutta la notte durante la quale ha luogo la tradizionale visita ai "Sepolcri", gli altari della Reposizione allestiti nelle chiese e adorni di tessuti damascati, fiori e luminarie per l'adorazione eucaristica.
Per i cultori delle tradizioni
pasquali aggiungiamo che per l'occasione ai piedi dell'Altare Maggiore viene allestito un candido manto di fiori che risplende nella
luce tenue e ammiccante di innumerevoli
lumini.
Ai
lati vengono disposti gli speciali "lavureddi", tipici semi di
lenticchie portati al germoglio in uno strato di bambagia su piatti fondi e
piani di diverse dimensioni. I "vasi" vengono preparati dai devoti fin dal
primo
giorno di Quaresima,
Mercoledì delle Ceneri, e tenuti al buio (un tempo nell'alcova o sotto il letto) e giornalmente
innaffiati fino alla loro ricca e splendida fioritura che avviene dopo 40 giorni, tanti quanti
sono
per l'appunto quelli trascorsi da Gesù nel deserto.
Essi differiscono singolarmente per una piccola croce lignea collocata in mezzo
e per la varietà di nastri multicolori con i quali vengono addobbati.
Taluni fedeli attorno al bianco tappeto usano deporre anche dei grossi pani tondi non lievitati con una croce incisa al centro in rappresentazione simbolica dell'ultima cena. Gli elementi che compongono i "lavureddi" configurano invece i sepolcri e nel loro insieme stanno a significare la resurrezione dello spirito redento attraverso l'estremo sacrificio del Dio degli Apostoli e del Nuovo Testamento.
Purtroppo questi riti, come tutte le tradizioni belle e genuine, vanno perdendo gran parte del loro lustro e presto entreranno nel limbo dei ricordi e poi nell'oblio, se non amorevolmente rinverditi e tramandati.
La sera, in uno scenario naturale in aperta campagna, si svolge la Sacra Rappresentazione, ricostruzione con personaggi viventi dei momenti più salienti della Passione di Cristo: la preghiera nell'orto dei Getsemani sul Monte degli Ulivi, il tradimento, l'arresto, il processo e la Crocifissione.
Il Venerdì sul far della sera
per le vie del paese si snoda la Processione del Cristo morto
deposto in un'urna dorata con al seguito la figura dell'Addolorata avvolta in abito nero. In tempi non tanto lontani,
il corteo assumeva un aspetto particolarmente suggestivo poiché vi prendevano
parte "gli incappucciati", i componenti della confraternita
di Gesù che, con i loro tipici mantelli scuri, simili a sai, e la testa
coperta da un grande copricapo a punta che scendeva in ampie tese sul viso in modo da nascondere la propria
identità, precedevano il corteo in duplice fila accrescendo l'alone di mistero e
suscitando profonde emozioni ma anche tanta curiosità. Nella fantasia popolare essi venivano considerati i
più crudeli carnefici di Gesù. Gli stessi, nel giorno della Via Crucis, disposti in
fila indiana a formare una lunga processione, detta anche "dei
sepolcri", ed illuminando il cammino con una torcia in mano lungo le vie del
centro storico, avevano scortato Simone di Cirene, detto il Cireneo, che, scalzo
e incappucciato, era stato obbligato ad aiutare Gesù a portare la
pesante croce sulla salita del Golgota.
L'ultimo
atto del dramma viene fatto rivivere in modo intenso da artisti
improvvisati ed è seguito con
devota religiosità e
curioso interesse da parte di tutta la comunità e dai
numerosissimi visitatori. Il momento più alto
e commovente è costituito dalla rappresentazione della consegna del corpo di Gesù alla Madre per la
sua sepoltura: una
rievocazione che vanta origini lontanissime e tipicamente locali durante la
quale l'Addolorata viene respinta dalle guardie giudaiche per ben due volte prima che
Le
sia consentito di avvicinarsi al Figlio per il riconoscimento.
La pietas umana è resa, dunque, in tutta la sua immensa tragicità soprattutto in presenza della figura della Madonna che pur nella sua toccante fragilità compendia l'amore materno nella sua essenza universale.
Dopo la processione ha luogo un vero pellegrinaggio di chiesa in chiesa da parte dei fedeli per il tradizionale "bacio dei piedi" di Gesù morto.
Infine alla mezzanotte del Sabato ne viene rappresentata la Resurrezione.
Non meno caratteristica ed affascinante è la manifestazione organizzata dalla Congregazione del SS. Sacramento che si svolge nel piazzale antistante la Chiesa Madre la Domenica di Resurrezione e che culmina nella cosiddetta "Volata degli Angeli", una innovazione recente che si ricollega a tradizioni molto antiche osservate in onore di Santa Rosalia e della Annunziata.
La manifestazione prende il suo avvio subito dopo la celebrazione della messa solenne con l'"incontro" della Madonna e di Gesù le cui statue poste su pesanti fercoli vengono portati a spalla dai confratelli: un rito che rinnova una tradizione senza tempo secondo la quale la Madre addolorata ha dovuto incontrare ben tre volte il Figlio risorto prima di riconoscerlo a significare probabilmente il trionfo della vita sulla morte e l'esaltazione della forza dell'amore sugli oscuri mali del mondo in relazione antitetica a quello rievocato la sera del Venerdì Santo per il riconoscimento del corpo di Gesù morto,.
La piazza è gremita di gente oltre misura; solo al centro viene lasciato libero
un lungo corridoio ai cui estremi sostano i due simulacri.
Ad
un breve tintinnio di campanelli questi all'unisono vengono
caricati a spalla dai portatori. Risuona, quindi, uno squillo di tromba ed essi si
avviano
l'uno verso l'altro: dapprima lentamente poi sempre più celermente fino a quando non si ritrovano di
fronte. Il primo incontro non sortisce buon esito; la Madonna, il volto coperto
da un lungo velo nero, viene respinta dalle lance dei soldati di guardia e
costretta a tornare indietro piena di angoscia mentre la commozione tra la folla
diventa quasi palpabile. Anche un secondo tentativo risulterà vano rendendo
l'atmosfera intensamente emotiva. Ma ecco che si prepara
il terzo, quello decisivo del riconoscimento e della ricongiunzione, intanto che il turbamento sale al
culmine. E' il momento tanto atteso; qualcuno spinge per assistere più da vicino
o guadagnare un posto di osservazione il più ottimale possibile. Ci siamo: il volto della
Madonna viene liberato dal velo e l'alto fercolo portato a spalla si muove
dapprima lentamente poi sempre più spedito fino a congiungersi con l'altro che
sopraggiunge. Proprio allora dal punto d'incontro un nugolo di bianche colombe
si leva verso il cielo mentre il suono delle campane, il rullo dei tamburi e le
note della banda musicale si confondono e si fondono con gli scroscianti
applausi dei presenti.
Ora è pronta anche la
"Volata degli Angeli". Due bambini
di entrambi i sessi, agghindati da angeli con tanto d'ali ed opportunamente protetti, vengono fatti
discendere su delle seggiovie fissate lungo corde tese tra i balconi opposti delle case fino a trovarsi sospesi
ai lati delle statue della Madonna e di
Gesù disposte affacciate al centro della piazza. Nel silenzio che ne
segue, le loro voci si levano, dapprima timide poi sempre più squillanti e sicure,
nella recita di una poesia in lode. I loro visi non tradiscono
particolari emozioni ed i gesti sono ampi e sereni, da attori consumati, intanto che con fiero e
tenero cipiglio cospargono a piene mani
petali di rose attinti da grandi canestri appesi al braccio. Ogni tanto dalla folla si leva
qualche risolino compiaciuto mentre un vero tripudio di applausi risuona nella
piazza prima
ancora che l'eco degli ultimi versi si disperda. Anche le campane,
ormai "sciolte", sembrano avere acquistato nuovo vigore e fare a gara
con gli inni festosi intonati dalla banda musicale.
Ha inizio la processione per le vie della città.
Le foto a fianco mostrano le due statue che procedono appaiate: la coppia a destra lungo "'a Vanedda Longa" (Via F.Crispi); quella a sinistra sul Corso D. Sommariva, durante le processioni delle Domeniche di Pasqua rispettivamente del 1947 e del 1987. Si noti come le effigie del Cristo e della Madonna, seppure stilisticamente identiche, a distanza di 40 anni siano cambiate solo nella forma e nei gesti ma non nelle strutture che rimangono assai fragili. Con la recente introduzione della nuova versione i dubbi non sono stati affatto dissolti ma anzi sono alquanto aumentate le perplessità nei fedeli.
In occasione della festa vengono preparati numerosi dolci e piatti tipici, dalla cassata ai "pupi cu' l'ovu" ed ai "cannateddi".
Si è più volte ribadito che Capaci vanta tradizioni che si perdono nella notte
dei tempi e che esse con singolare spontaneità traggono le proprie origini da intensi
sentimenti religiosi arricchiti di elementi paganeggianti riscontrabili in quasi tutte le ricorrenze
commemorative e difficilmente databili.
Fino a circa 50 anni fa,
per esempio, era usanza che nella festività dell'Ascensione, attraverso un
sentiero appena tracciato, corrispondente all'attuale Via Portofino, prima, e,
lungo una stradina, aperta in corrispondenza dell'odierna Via Kennedy, molto più
tardi, la gente, per antica consuetudine, si recasse in riva al mare per
immergervi i piedi tracciandosi con il segno della croce. Era credenza che Gesù alla mezzanotte
di quel giorno,
salendo in Cielo alla gloria del Padre,
benedicesse
quelle acque facendole
diventare dolci per alcuni istanti. E,
proprio per raccogliere quella benedizione, la sera prima era in uso lasciare sul
davanzale delle finestre una brocca piena d'acqua cosparsa di petali di rosa per
essere bevuta la mattina dopo da tutti i componenti la famiglia. Molti altri
usavano deporre sul balcone anche una bacinella colma d'acqua cosparsa anch'essa
di petali perché nelle sue virtù veniva riposta la speranza di una purificazione
del corpo oltre che dell'anima.
Questa tradizione è caduta ormai in disuso ma il suo significato è ancora vivo
nel ricordo dei più anziani che vedevano in essa un richiamo alle origini della
vita ed un ritorno alla purezza dello spirito simboleggiata dall'acqua
benedetta.
Ma come per ogni usanza che si rispetti, quel giorno non mancavano sulla spiaggia bancarelle piene di "calia e simenza", di mandorle caramellate e di torroni siciliani. Non mancava neppure la coppia di sposini in abiti da cerimonia che, secondo un'altra consuetudine legata alla stessa ricorrenza, festeggiava l'ottavo giorno di matrimonio in riva al mare per ricevere la benedizione di una numerosa e felice prole. E, per finire, non possiamo non ricordare che il giorno dell'Ascensione era chiamato in dialetto "Asceusa" (Ascesa) probabilmente in assonanza con il termine "Sceusa" (Gelsi) che indica un frutto molto saporito la cui raccolta veniva fatta iniziare tradizionalmente proprio quel giorno.
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Ascensione
Anni '60 Via Kennedy |
Ascensione
Anni '60 Via Kennedy |
Ascensione
Anni '60 Spiaggia - Visibili le dune |