Monumenti

   Palazzo Pilo

       Palazzo Pilo costituisce certamente la principale testimonianza d'importanza storico-monumentale della Città. Sorge nella parte più antica del paese, ai margini delle nuove edificazioni, ed assieme alla Chiesa Madre ed alla Fontana con lapide definisce uno spazio urbano che può ritenersi il nucleo generatore dell'intero abitato, passato alla storia con la denominazione de "La Terravecchia". Esso si imposta ed in parte sfrutta alcune strutture murarie di una fortificazione edificata dalla famiglia Bologna nel corso della seconda metà del 1523.

       Abbandonata la primitiva destinazione di salvaguardia del territorio, probabilmente in seguito ad una raggiunta maggiore sicurezza delle sue coste ed alla sua elevazione a contea, divenne residenza di don Vincenzo Pilo e Calvello al quale il re Filippo IV, il 16 Ottobre 1626, conferì il titolo di Conte di Capaci. Si ritiene che l'attuale sistemazione dell'intero complesso, sia urbanistica che architettonica, risalga a tale periodo e, comunque, a non più tardi del 14 luglio 1556, data in cui un discendente di Francesco Beccadelli Bologna, Giliberto II, diede completa attuazione al progetto di colonizzazione e di sviluppo previsto dalla "licentia populandi", già avviato dal padre 32 anni prima. Alla sua volontà si deve l´inizio dei lavori per la trasformazione dell´antico maniero in abitazione signorile, nel periodo in cui la nobiltà palermitana riscopriva il benessere della campagna nella provincia. I lavori del palazzo saranno portati a termine molti anni dopo dal figlio Girolamo e dal nipote Ignazio.

       Sul finire del XVIII secolo l'edificio cominciò ad essere considerato un simbolo dello strapotere feudale. Perciò il 20 luglio 1820, nel corso di un tumulto popolare, scoppiato a Palermo alcuni giorni prima per la rivendicazione delle autonomie locali e diffusosi rapidamente anche in provincia, venne preso d'assalto da un gruppo di facinorosi non del luogo e dato alle fiamme causando ingenti danni ad alcune parti della sua struttura da allora mai ripristinate. Il Comune già da tempo ha provveduto alla sua acquisizione per realizzarvi un centro culturale polifunzionale dopo le necessarie opere di restauro.

      Esso comprende oltre il fronte principale anche una serie di fabbriche localizzate alle sue spalle all'interno di un grande spazio variamente articolato al quale si accede da una apertura posta nella Discesa Castello.

       Tra la Piazza e l'angolo estremo di questo spazio, che per brevità possiamo chiamare "cortile", esiste una notevole differenza di quota che ha consentito un maggiore sviluppo dei piani e degli ammezzati.

       Il Palazzo mostra, almeno all'esterno, il suo tipico impianto di residenza di provincia del XVIII secolo. Era costituito da due elevazioni: un piano terra, variamente articolato ed utilizzato principalmente come granaio, cantina, frantoio, persino carceri (alle quali era destinata la parte più interna) ed un così detto "piano nobile", sede del signore ed in parte adibito ad Ufficio della Curia Notarile. 

       Venuta meno la destinazione residenziale, oggi presenta un piano terra suddiviso in una serie di piccoli locali adibiti ad usi diversi, tutti prospicienti la piazza, e presumibilmente gravemente rimaneggiati rispetto all'originaria distribuzione, come testimoniano una serie di tramezzature di recente elevazione.

       Una scaletta decentrata, (fatto assolutamente anomalo nelle residenze settecentesche impiantate sulla totale simmetria), porta al primo piano, anche questo stravolto da interventi divisori in tempi non lontani. La parte antistante la piazza è scandita da quattro piccoli balconi dalla ringhiera a petto d'oca (tranne l'ultimo sulla destra, la cui ringhiera è invece di sapore ottocentesco), incorniciati da un leggero disegno a rilievo.

       La facciata, conclusa da un breve cornicione, è priva di altri elementi architettonici quali lesene od in genere altri fatti chiaroscurali e tuttavia la simmetrica disposizione delle sue lunghe linee longitudinali conferisce all'edificio un fascino ed una austerità particolari suggerendo insieme dimensioni prospettiche generose e spazi profondi che esaltano l'originale dignità di castello dell'intera struttura.

       Quelli che sulla piazza sono solo due piani nettamente definiti, divengono invece, nella parte retrostante, grazie proprio alla notevole differenza di quota, un intrecciarsi di solai a quote diverse che lasciano spazio ad un ampio piano intermedio collegato al piano superiore del più grande tra i corpi di servizio.

     Il più interessante tra questi corpi annessi ed anche il più spazioso, in cui è sistemata una grande macina per le olive, è simile ad un'ampia aula rettangolare dall'altissimo soffitto ed è collegato tramite notevoli dislivelli del terreno ad altri ambienti più piccoli che chiudono il terzo lato del cortile.

     L'aspetto generale delle attuali fabbriche non è per ora dei più incoraggianti. Gravi manomissioni distributive e, peggio ancora, una totale incuria hanno pesantemente danneggiato tutto l'impianto privandolo della sua originaria dignità architettonica.

     Solo in data 13 marzo 1981 la Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici di Palermo ha riconosciuto che il "Castello dei Conti Pilo in Capaci e le fabbriche pertinenti rivestono notevole interesse storico-ambientale". Si spera quindi che in futuro l'intero complesso, una delle poche note storicamente degne di rilievo in un paese come Capaci, ormai sommerso dalla nuova edilizia consumistica, non abbia più a subire i pesanti oltraggi dell'indifferenza.

       Ecco come si presenta all'esterno dopo le recentissime opere di restauro in corso di definizione: