Tra leggenda e storia

   La Leggenda

       In un'epoca permeata di scetticismo e tutta protesa alle più avanzate conquiste tecnologiche, la ricerca delle origini del nome del luogo natìo potrebbe apparire di poca importanza per l'uomo del nostro tempo ma rappresenta senza dubbio una risposta a due inderogabili esigenze dello spirito:

      - l'indagine conoscitiva, intesa come ricerca storica delle proprie radici, di cui l'animo non è mai pago, 

      - ed il fascino del sapere che come un faro illumina il cammino dell'esistenza nel suo progredire.

      Non trascuriamo, pertanto, le leggende che spesso sono lo specchio della cultura dei popoli e costituiscono l'anticamera della storia.  

      Si narra che il bellissimo isolotto denominato "Isola delle Femmine" fosse stato un tempo una prigione occupata solo ed esclusivamente da donne. Tredici fanciulle turche, essendosi macchiate di gravi colpe, furono dai loro congiunti imbarcate su una nave priva di nocchiero e lasciate alla deriva. Vagarono per giorni e giorni in balìa dei venti e delle onde finché una tempesta scaraventò l'imbarcazione su un isolotto della baia di Carini. Qui vissero sole per sette lunghi anni fin quando i parenti, pentitisi della loro azione, le ritrovarono dopo molte ricerche. Le famiglie così riunite decisero di non fare più ritorno in patria e di stabilirsi sulla terraferma. Fondarono quindi una cittadina che, in ricordo della pace fatta, chiamarono Capaci (da "CCa-paci" ovvero: quì la pace) e battezzarono l' isolotto sul quale avevano dimorato le donne "Isola delle Femmine". 

     Ma, trovandoci in tema, non possiamo astenerci dal riferire la favola che vuole che Capaci derivi il suo nome dalla "grande capacità" che venne ai suoi abitanti quando Dio, creando il mondo, assegnò loro, che erano i più vicini, la gran parte del giudizio destinato al mondo intero.