Un tuffo nel blu

       Caratteristiche morfologiche e sedimentarie del mare

       Da qualunque profilo la si osservi, la Città di Capaci appare senz'ombra di dubbio vincolata al mare il quale nel corso dei millenni non solo ha modellato i suoi aspetti fisici ma vi ha apportato immensi benefici climatici ed economici oltre ad aver funzionato da traino per le numerose comunità che si sono insediate ed evolute lungo la sua fascia costiera. Non potevamo, perciò, esimerci dal dedicargli qualche cenno di carattere morfologico per conoscerne gli aspetti più rilevanti e scoprire l'affascinante vita che pulsa nei suoi fondali alle diverse profondità.

       Al riguardo è doveroso premettere che, per meglio comprendere i diversi profili strutturali ed i più reconditi segreti del tratto compreso tra Punta Raisi e Capo Gallo, al centro del quale s'insediano Capaci ed Isola delle Femmine, ci siamo avvalsi delle ricerche effettuate dal geologo Michele Lucido di Isola delle Femmine, il quale, a partire dal 1992 ne "Il naturalista siciliano" e ne "Istituto Poligrafico dello Stato", ha pubblicato più volte uno studio completo delle caratteristiche geomorfologiche e sedimentarie dell'area in questione.

       La Baia di Carini si estende dal promontorio di Punta Raisi ad ovest fino a quello di Capo Gallo ad est per una lunghezza di circa 21 Km ed è caratterizzata da due unità fisiografiche distinte: il Golfo di Carini, limitato ad est ed a ovest, rispettivamente, dai promontori di Punta del Passaggio e di Torre Muzza, ed il tratto di costa compreso tra Punta del Passaggio (ovest) e Capo Gallo (est). La piattaforma continentale di questo settore ha un'ampiezza molto limitata, variando dai 4 ai 7 Km, dovuta essenzialmente a tre fattori: 1) la giovane età del suo margine; 2) una certa attività tettonica, testimoniata dalla presenza di fenomeni di instabilità di tipo gravitativo visibili lungo il bordo e sulla scarpata superiore; 3) lo scarso apporto sedimentario determinato dall'assenza di importanti corsi d'acqua e dalla presenza di terreni poco erodibili nell'area di terraferma antistante. 

       Il bordo della piattaforma è ubicato alla profondità di circa 140-150m ed è contraddistinto da una rottura di pendio convessa che fa da raccordo con la sottostante scarpata superiore che mostra una pendenza da 4 a 6 gradi circa, fra le più accentuate della penisola italiana. 

       La piattaforma presenta caratteristiche morfologiche derivanti da processi di natura tettonica e da fluttuazioni del livello del mare, seguiti da fenomeni di sedimentazione e risedimentazione intervallati da lunghi periodi di stazionamento. 

       I depositi stratigrafici, formatisi sul suo margine durante i periodi di abbassamento e stazionamento del livello marino, a causa sia del ritiro della linea di riva che dell'erosione subarea, mostrano un andamento irregolare a varie profondità senza presentare tuttavia incisioni di rilievo. Il loro studio e l'analisi dei profili sismici hanno permesso di ricostruire la formazione dell'odierna piattaforma continentale la cui configurazione viene fatta ascendere a due forze specifiche: quella tettonica e quella erosiva e di accumulo sedimentario, confermando, in particolare, che gli effetti dell'ultima oscillazione (risalente a circa 6000 anni fa ed ancora oggi in corso) sono quelli che hanno maggiormente inciso sul modellamento attuale. 

       Durante la prima sequenza sismica il livello medio del mare si è portato a circa -120 m rispetto al livello attuale. In queste condizioni parte della piattaforma continentale rimase emersa e venne interessata dall'erosione subarea, mentre la parte più esterna, pur restando sommersa (il bordo attuale è ad una profondità di 140-150 m) venne ugualmente assoggettata a processi erosivi ad opera delle forti correnti di trazione dovute all'aumento di tensioni genetiche ambientali. 

      Durante la depressione e lo stazionamento basso del livello marino si crearono le condizioni per l'accumulo graduale di depositi sul bordo. 

       Il successivo innalzamento, iniziato circa 18000 anni fa, creò le condizioni per la ripresa della sedimentazione. La linea di costa cominciò così ad avanzare verso terra determinando il modellamento delle irregolarità morfologiche. In corrispondenza del periodo di più rapida ingressione marina le zone esterne della piattaforma continentale restarono scarsamente alimentate. Il livello marino raggiunse un massimo tra 6500-6000 anni BP. Durante questa fase e quella successiva di stazionamento alto lungo la costa si è depositato un cuneo di sedimentazione molto sottile. Nella piattaforma interna della Baia di Carini il modellamento di una serie di superfici di abrasione testimoniano una risalita del livello marino non in maniera continua bensì caratterizzata da rapidi innalzamenti seguiti da momenti di stasi.

       Nella piattaforma sono presenti diverse morfologie, erosive e deposizionali, legate al passaggio della linea di riva durante l'ultima risalita del livello marino ed una netta distinzione della stessa piattaforma in un settore interno ed uno esterno.   

       Attualmente tutta la fascia costiera è interessata da una sequenza sismica erosiva, tipica del periodo di stazionamento alto, iniziato circa 6000 anni fa. 

       I rilevamenti morfologici effettuati a mezzo di scansioni Sonar, telecamere subacquee appositamente attrezzate per l'osservazione di aree ristrette di rilevante importanza, immersioni con ARA (auto respiratori ad aria compressa) fino a -150m, ed attraverso analisi ed interpretazione dei campioni raccolti a profondità maggiori, hanno permesso di ricostruire una mappa completa dei profili e delle caratteristiche sedimentarie di tutta la piattaforma marina alle diverse quote batimetriche. In generale, tra i 0-20 m di profondità si sono individuate sabbie, da fini a grossolane, con granuli prevalentemente carbonatici e subordinatamente organogeni, mentre tra i -20m ed i -50m si trovano sabbie molto grossolane e ghiaiose. L'unica eccezione è costituita dal settore ad ovest di Isola delle Femmine ove sono stati osservati degli affioramenti rocciosi estesi e ben visibili fino a profondità di circa 40-50m ed interpretabili come spianate prossime al bordo della piattaforma interna posta a tale profondità. Oltre la batimetrica dei -50m il fondo si presenta generalmente coperto da materiale sabbioso a granulosità variabile da medio (grigio chiaro) a grossolano (grigio scuro). Piccole emergenze rocciose semicoperte dallo stesso materiale compaiono alla profondità di -60m per lasciare il posto a -70m, in alto, verso il largo, ad una copertura sabbiosa uniforme e senza interruzione.

      Numerosi e vari sono gli organismi presenti che colonizzano le piane sabbiose o le rocce emergenti. A piccole batimetrie si osservano in particolare Spugne e Gorgonie mentre, a profondità maggiori, nella fascia batimetrica tra i 5-10m ed i 30-35m, sono individuabili Crinoidi, Leptometra, Echimaster o brevi praterie di Posidonia oceanica che si presentano molto sviluppate in coincidenza di un elevato idrodinamismo ed in assenza di fattori inquinanti (Isola di Fuori) o risultano segnate a "matte" da squilibri ambientali in alcune zone ricoperte da limi organici (Golfo di Carini). 

     Alla profondità di 15-20m fino a quella massima di indagine diretta (-50m) sono state rinvenute estese zone colonizzate da biocostruzioni ad alghe calcaree (Litophyllum e Lytotamnium) che raggiungono spessori anche superiori ad un metro.

     Inoltre, nella fascia compresa tra -70m e -100m, in coincidenza degli affioramenti rocciosi, è possibile rinvenire il cosiddetto "coralligeno profondo" caratterizzato dalla presenza di corallo rosso e da colonie madreporiche.

       Le acque limpide, il colore cangiante che riflette la volta del cielo, il blue intenso, i riflessi tremolanti del fondo, il miracolo della vita, le specie più varie, i pesci più pregiati, la sinuosità delle coste, il bianco candore della spiaggia, che si allunga a perdita d'occhio quasi lievitando nell'intensa calura estiva, costituiscono un invidiabile patrimonio naturale attorno al quale ruota il delicato equilibrio dell'ecosistema terrestre.